Dall’editoriale
di Elena Calandra
L’idea di dedicare un fascicolo alle ville costituisce la naturale prosecuzione di quello precedente, mono- graficamente dedicato a Villa Adriana, e scaturisce dalla constatazione che uno dei temi portanti nell’a- rea tutelata dalla Soprintendenza per i Beni Archeo- logici del Lazio è rappresentato proprio dalle ville, imperiali e private. Esse sono per la verità assai nu- merose, ma si è ritenuto di proporre un percorso che si concentra solo su quelle aperte al pubblico, che sono, come immaginabile, le più imponenti e le me- glio conservate nell’ambito di un connettivo fittissimo di presenze anche molto significative, considerata la vicinanza a Roma e alla casa imperiale.
Le attestazioni inerenti le ville laziali, in effetti, ab- bracciano un arco cronologico che va dall’età repub- blicana avanzata al tardoantico, come si desume dal- le fasi edilizie e dagli arredi scultorei, anche se non necessariamente la data del “contenitore” coincide con quella delle statue esposte. Esemplare è il caso, qui affrontato, della dimora di Sperlonga, che nella sua fase iniziale rivela un’unicità di ideazione dei pro- grammi scultorei, ascrivibili all’imperatore Tiberio, ma
nel tempo si arricchisce e si integra di ulteriori scultu- 1 re. L’apparato statuario delle ville deve anzi essere
letto in continua evoluzione, per eredità, aggiunte, spostamenti, sostituzioni, il che getta luce su un aspet-
to da non trascurare, e comprensibile analizzando in modo integrato tutti i materiali, dalla ceramica agli oggetti d’uso quotidiano: tutte le ville avevano una vita assai lunga, a partire da quelle degli imperatori, spesso legate dalla tradizione al solo nome di chi le abitò per primo, ma in realtà continuativamente occu- pate dai successori. […]