Il Latium in origine designava il territorio pianeggiante sito nella parte meridionale dell’attuale Lazio, a sud del fiume Tevere, che lo divideva dall’Etruria meridionale (attuale Lazio setten- trionale), e a nord del fiume Garigliano (presso la città di Sinuessa), che lo separava dalla Campania, limitato dalla costa tirrenica ed esteso sulle propaggini degli Appennini verso l’interno, fino al Sannio (Strabo, V, 2, 1).
Di questa regione la parte denominata Latium vetus, il Lazio primigenio, era quella abitata da genti di stirpe latina, mentre nella più ampia ed eterogenea superficie proiettata verso sud-est, detta Latium adiectum (ossia Lazio “aggiunto”, perché era un territorio che i Romani avevano conquistato nella loro progressiva espansione verso sud) ed estesa dai confini del Latium vetus fino alla Campania e al fiume Liri presso Sinuessa, erano stanziati Volsci, Ernici e Aurunci (Plin., N. H., III, 5,9).
Del territorio laziale, non ancora abbastanza conosciuto eppure così denso di miti, di storia e di suggestioni – meta poco battuta anche dai viaggiatori del Grand Tour Sette-Ottocentesco, attratti da destinazioni più note come Roma e Pompei – ci proponiamo di dare conto in questo numero di Forma Urbis – illustrato in dettaglio nell’introduzione del Soprintendente Elena Calandra – che, insieme alle monografie su Villa Adriana e sulle ville del Lazio (che pubblicheremo nel corso delle prossime settimane) si prefigge di essere una guida aggiornata per i Grand Tourists di oggi.